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Roma, Camera dei Deputati, giovedì 30 novembre 2006
ASSASSINIO DELLA GIORNALISTA RUSSA ANNA POLITKOVSKAJA
Intervento di Marco Boato di illustrazione
Resoconto sommario e stenografico dell'Assemblea Seduta n. 80 di giovedì 30 novembre 2006

MARCO BOATO. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, viceministro degli affari esteri, Ugo Intini, colleghi, la mia interpellanza urgente è stata presentata il 19 ottobre scorso, quindi sono trascorsi quarantuno giorni a causa delle vicissitudini parlamentari di cui tutti siamo a conoscenza. In ogni caso, l'urgenza non è venuta meno, anzi paradossalmente, si è accentuata per una serie di vicende posteriori ai fatti oggetto del mio atto di sindacato ispettivo.

La giornalista Anna Politkovskaja è stata uccisa a Mosca il 7 ottobre 2006. Ella era redattrice del settimanale Novaja Gazeta, autrice di libri - alcuni tradotti anche in italiano - e di reportage, strenuo difensore dei diritti umani e, in particolare, testimone della tragedia cecena. Nel 2001 ha vinto il Global award di Amnesty international per il giornalismo in difesa dei diritti umani e, nell'ottobre del 2002, il premio OSCE per il giornalismo e la democrazia.

Anna Politkovskaja era una giornalista molto conosciuta, anche se da tempo era scomparsa dagli schermi televisivi russi e si era avviata contro di lei una campagna ostile fatta di minacce e calunnie, sfociate, inevitabilmente, nell'isolamento e nella vulnerabilità. In un'intervista rilasciata al Corriere della Sera del 9 ottobre 2006, Adriano Sofri ha paragonato la sua vicenda a quella del giudice Falcone, anch'egli assassinato.

Fra le tantissime testimonianze che ricordano la figura di Anna Politkovskaja ho già citato nel testo della mia interpellanza personaggi quali Mikhail Gorbaciov, Josep Borrell ed altri. Voglio semplicemente ricordare anche il commissario del Consiglio d'europa per i diritti umani, Thomas Hammarberg, che l'ha così ricordata: «Anna Politkovskaja era uno dei maggiori difensori dei diritti umani presenti oggi in Russia».

Purtroppo, al suo funerale, celebratosi il 7 ottobre (pochi giorni dopo), per parte italiana partecipò soltanto Marco Pannella: lo voglio ricordare perché gli fa onore. In questo modo almeno un politico italiano fu testimone nel momento di estremo congedo di questa donna straordinaria.

La stessa Politkovskaja, nei suoi scritti e in una recentissima intervista a Radio liberty tenutasi poche ore prima della sua morte, aveva denunciato preventivamente coloro che, secondo lei, desideravano la sua morte. In particolare, mi riferisco al premier ceceno Ramzan Kadyrov, l'uomo più strenuamente sostenuto dal presidente Putin al vertice di questo pseudo Stato, in una situazione di tragedia permanente.

Da parte mia, poiché sono un convinto garantista - lo sono sempre stato - non intendo fare nessun processo sommario, tanto più in un'aula parlamentare, contro nessuno. In ogni caso, temo sia assai difficile individuare e perseguire penalmente - è stata, comunque, aperta un'inchiesta da parte della procura di Mosca - gli assassini di Anna Politkovskaja. Il caso può essere accomunato a quello del giornalista di Radio radicale Antonio Russo, assassinato anch'egli alcuni anni fa, proprio in relazione alla vicenda cecena. Adriano Sofri ha ricordato entrambi questi personaggi definendoli testimoni coraggiosi e, proprio per questo, temuti e scomodi.

Signor rappresentante del Governo, vi è stata una reazione a mio parere troppo fragile e debole nei confronti di questo spietato omicidio da parte degli Stati europei, dell'Unione europea e - mi si consenta, col massimo rispetto - anche da parte del Governo italiano. Inoltre, debole è stata in passato ed anche oggi la reazione italiana, europea ed internazionale alla terribile situazione in Cecenia che ho già più volte evocato. In Russia è in corso - lo dicono tutti gli osservatori - una terribile lotta per il potere, legata anche all'annunciata successione al Presidente Putin, che sta per arrivare al termine del secondo mandato. Si tratta di una terribile lotta per il potere di cui restano vittime soprattutto e non solo i giornalisti indipendenti critici del potere. Come minimo, si parla di 12 giornalisti uccisi durante questo mandato presidenziale, oltre alla Politkovskaja, ma, secondo altre fonti che ho citato nell'interpellanza, si parla di 20 giornalisti uccisi. Ripeto, da parte mia non vi è alcun processo sommario agli ipotetici responsabili, ma propongo in sede politica e parlamentare la denuncia di questa terribile situazione.
Il Presidente Putin ha assicurato che «la legge impone di prendere tutte le misure necessarie per un'indagine oggettiva sulla tragica morte della giornalista Politkovskaja». Non vi è in questa dichiarazione una sola parola di cordoglio per l'assassinio, ma l'annuncio gelido e burocratico di un atto dovuto, ovviamente un'indagine giudiziaria.

Il 22 ottobre al vertice di Lahti in Finlandia, quando il Presidente del Parlamento europeo, Josep Borrell, ha ricordato al Presidente Putin la terribile situazione in materia dei diritti umani esistente in Russia, lo stesso Presidente Putin ha risposto con frasi sferzanti e sprezzanti, una delle quali ci riguarda direttamente. A Borrell, che evocava la mafia russa, Putin ha detto che la mafia è una parola nata in Italia, non in Russia. Il ministro degli esteri D'Alema il giorno dopo ha dichiarato che non è un linguaggio da statista. Il Presidente della Camera Bertinotti ha a sua volta affermato che si tratta di parole politicamente sgrammaticate.

In un'intervista su l'Unità del 13 ottobre scorso, l'importante e nota reporter Elena Trebugova, vittima anch'essa di un attentato che non è riuscito ad ucciderla, ha dichiarato: «non esiste più in Russia un giornalista libero. L'assassinio di Anna Politkovskaja è stato il definitivo assassinio del nostro giornalismo».

Dmitri Muratov, direttore del bisettimanale cui collaborava la Politkovskaja, la Novaja Gazeta già citata, il 28 novembre scorso, due giorni fa, ha dichiarato a la Repubblica: io penso che i nemici siano all'interno. Vogliono imporre a Putin di esercitare il terzo mandato, violando la Costituzione e gli dicono: «ora l'Occidente ti volta le spalle, non avere scrupoli nel mostrare i muscoli»! Vogliono, dice Muratov, farlo diventare un despota alla bielorussa come Lukashenko, pur di conservare le loro ricchezze e moltiplicare il loro business.

È interessante questa valutazione del direttore del giornale a cui lavorava la Politkovskaja, perché non vi è un'imputazione diretta al Presidente della Russia, ma si mette in evidenza la tragica situazione che si sta verificando in quel paese, giorno dopo giorno.

In questo drammatico contesto (per questo ho detto che questa interpellanza ha conservato la sua attualità, che purtroppo è aumentata in questi giorni), si inserisce anche pochi giorni fa l'assassinio a Londra dell'ex colonnello del KGB Alexander Litvinenko (avvelenato da una dose radioattiva di polonio 210), il quale ha accusato Putin, prima di morire (perché vi è stata un'agonia di alcuni giorni), di essere il mandante del suo avvelenamento.

Cito per documentazione politica queste affermazioni rese da un moribondo, ma non posso sostenere ovviamente di avere qualunque elemento per poterle direttamente condividere.

Su Il Sole 24 Ore di ieri, 29 novembre 2006, è stato scritto, con riferimento all'omicidio di Aleksandr Litvinenko: I moventi più plausibili sono le attività di investigazione di Litvinenko sull'assassinio della giornalista russa Anna Politkovskaja - come vedete, le connessioni ci sono - e sul gruppo petrolifero Yukos, oltre alla vicinanza con Boris Berezovskij, ex oligarca esule a Londra, nemico giurato di Putin, di cui l'ex spia era il braccio destro.

Il quotidiano la Repubblica del 26 novembre 2006 - anche in questo caso, pochi giorni fa - ha pubblicato la trascrizione di un lungo colloquio con Aleksandr Litvinenko, avvenuto il 3 marzo 2005 negli uffici del già citato - da me - Boris Berezovskij a Londra, dal quale risulta l'incredibile interessamento della Commissione parlamentare d'inchiesta sul caso Mitrokhin, meglio, del suo presidente, senatore Paolo Guzzanti, tramite il consulente Mario Scaramella, per i rapporti con il KGB da parte di - udite, udite! - Romano Prodi, il gruppo dei Verdi, l'azienda Olivetti. Sembravano rivelazioni talmente assurde da apparire incredibili, ma sono state poi confermate pubblicamente. Infatti, il giorno dopo - 27 novembre, tre giorni fa - la Repubblica riferisce le dichiarazioni di un altro ex agente dell'intelligence sovietica, utilizzato sempre dal consulente Mario Scaramella, in rapporto con il presidente della Commissione Mitrokhin, senatore Paolo Guzzanti. Si tratta di Euveenij Limarev. Anche l'ex agente Euveenij Limarev conferma l'interesse del consulente Mario Scaramella, per conto del senatore Guzzanti, nei confronti di Romano Prodi, Massimo D'Alema ed Alfonso Pecoraro Scanio, dal gennaio 2006 (pensate, una Commissione parlamentare d'inchiesta del Parlamento italiano alla vigilia della campagna elettorale e quando ormai, del resto, i lavori della Commissione Mitrokhin erano conclusi e si era - ripeto - alla vigilia della campagna elettorale). Anche in questo caso si fa riferimento ad Anna Politkovskaja che poi sarebbe stata assassinata, e così pure ad Alex Litvinenko, lui pure poi assassinato.

È davvero singolare l'interesse del senatore Guzzanti a montare un'incredibile accusa di rapporti con il KGB nei confronti di Romano Prodi, Massimo D'Alema e Pecoraro Scanio, oggi Presidente del Consiglio il primo, ministro degli affari esteri e Vicepresidente del Consiglio il secondo e ministro dell'ambiente il terzo. Un panorama allucinante che, colgo quest'occasione per denunciare politicamente perché sarà necessario fare chiarezza sia sul piano giudiziario sia sul piano parlamentare, da parte del Copaco, quel Copaco a cui oggi il senatore Guzzanti ha dichiarato di sottrarsi, sia anche da parte dei Presidenti di Senato e Camera, Marini e Bertinotti, perché si tratta, appunto, di un'attività connessa ad una Commissione parlamentare d'inchiesta che non comporta interesse da parte del Governo ma, direttamente, un coinvolgimento parlamentare. Ma, aggiungo, anche da parte del Governo, come giustamente ha già preannunciato il ministro dell'interno Amato, il quale ha dichiarato di voler effettuare un'inchiesta attenta sui contatti eventuali di questi personaggi con uomini dei servizi di sicurezza e dei Corpi di polizia dello Stato.

Per concludere, signor Presidente, signor rappresentante del Governo, ritorno all'assassinio di Anna Politkovskaja, da cui sono partito, avvenuto lo scorso 7 ottobre a Mosca. Attendo ora con fiducia da parte del Governo italiano una risposta a questa interpellanza, una risposta che sappia interpretare l'indignazione e lo sdegno per l'omicidio di una donna straordinaria, indignazione e sdegno suscitati non soltanto in Russia, ma anche in Italia, in Europa e sul piano internazionale, rispetto ai quali, però, le reazioni di carattere politico a me pare siano state fino ad oggi inadeguate.

PRESIDENTE. Il viceministro degli affari esteri, Ugo Intini, ha facoltà di rispondere.

UGO INTINI, Viceministro degli affari esteri. Signor Presidente, dopo l'assassinio del vicegovernatore della Banca centrale russa, lo scorso 14 settembre, l'assassinio della giornalista Anna Politkovskaja, il 7 ottobre scorso, contribuisce a gettare ombre sulla situazione russa, alimentando la percezione di un paese che, nonostante gli impressionanti ritmi dello sviluppo economico, è ancora terreno di gravi atti criminali. La preoccupazione per la comunità internazionale è che questi eventi possano costituire un ostacolo per la stabilizzazione democratica del paese e per il radicamento di standard internazionali in materia di diritti umani e di libertà fondamentali. La Presidenza di turno dell'Unione europea ha emesso l'8 ottobre una dichiarazione in cui ha condannato l'assassinio della Politkovskaja, esprimendo solidarietà e cordoglio ai familiari ed amici della giornalista, che è un simbolo della difesa dei diritti umani nell'ex Unione Sovietica, paladina della libertà di espressione. Nella stessa dichiarazione, la Presidenza finlandese ha chiesto, a nome dell'Unione europea tutta, che venga condotta un'approfondita indagine sulle circostanze del crimine e che i responsabili siano consegnati alla giustizia.

Su richiesta di vari paesi membri, la Presidenza finlandese ha, inoltre, sollevato con la controparte russa il caso dell'assassinio della giornalista, nel quadro della sessione delle consultazioni sui diritti umani Unione europea-Russia, che si è tenuta a Bruxelles l'8 novembre scorso. Tali consultazioni rappresentano un importante momento di incontro, di riflessione e di analisi sulla situazione di diritti e delle libertà fondamentali in Russia; esse consentono all'Unione europea di esporre in maniera franca e costruttiva le sue preoccupazioni circa l'effettiva tutela dei diritti umani da parte delle autorità russe, per incoraggiare quanto più possibile futuri miglioramenti. Per questo motivo, l'Unione europea ha colto l'occasione, nel corso dell'incontro dell'8 novembre, di affrontare direttamente con le autorità russe non solo il caso che stiamo discutendo in quest'aula, ma anche il tema più generale delle condizioni del giornalismo e delle libertà dei media in Russia, un punto questo su cui l'onorevole Boato si è diffuso con efficacia.

Mosca ha ribadito che le autorità russe hanno già condannato con la massima fermezza l'omicidio e che le indagini sui suoi autori rimangono una priorità per il Governo russo. A conferma della volontà di dare davvero questa priorità alle indagini, le controparti russe hanno portato a testimonianza il fatto che è stata creata, in effetti, una squadra investigativa ad hoc, posta sotto la supervisione dello stesso procuratore generale Iuri Ciaika. I risultati delle consultazioni con la Russia verranno ancora esaminati a livello comunitario.

Il Presidente Putin è intervenuto sulla vicenda nel corso della sua recente visita in Germania, condannando il delitto, certo, ed assicurando che nulla sarà lasciato di intentato affinché esso non resti impunito. Nel corso della conferenza stampa congiunta con il Cancelliere Merkel, il Presidente russo ha dichiarato, inoltre, che la brutale uccisione di Anna Politkovskaja rappresenta per le autorità russe e cecene un colpo molto più duro di tutte le critiche mosse dalla giornalista nelle sue pubblicazioni. Il Presidente Putin è, poi, tornato più volte a biasimare pubblicamente l'accaduto, assicurando il massimo impegno affinché i criminali siano catturati e condannati. Lo ha fatto di recente al vertice europeo di Lathi, in diretta televisiva nazionale ed in altre occasioni pubbliche.

L'Italia condivide naturalmente in pieno la posizione espressa dalla Presidenza dell'Unione europea in precedenza ricordata e l'aspettativa che venga condotta un'indagine seria ed approfondita, che conduca all'individuazione dei responsabili ed alla loro consegna alla giustizia; continuerà, quindi, ad operare negli opportuni fori internazionali, in primis nell'ambito del dialogo Unione europea-Russia sui diritti umani, affinché sia mantenuta sul caso Politkovskaja la dovuta attenzione da parte delle autorità russe e siano fatti progressi concreti sul terreno delle indagini. Vorrei aggiungere che giustamente l'onorevole Boato solleva il problema dell'assassino successivo, quello di Litvinenko, a Londra e dell'incredibile coinvolgimento italiano nelle indagini e nelle rivelazioni successive, vere o presunte, che ci riguardano e che portano l'attenzione sull'attività della Commissione Mitrokhin. Seguo tali sviluppi con grande attenzione naturalmente e condivido i sentimenti di allarme ed inquietudine espressi dall'onorevole Boato. Non si hanno parole di fronte a ciò che si legge sui giornali! Tuttavia, più inchieste sono in corso e non posso, da questo banco, aggiungere valutazioni. Sono, d'altronde, garantista al pari dell'onorevole Boato. Posso soltanto esprimere la speranza che si faccia chiarezza e che la si faccia davvero. Posso aggiungere che le parole dell'onorevole Boato spesso, ed anche in questa circostanza, richiamano con efficacia la necessità di porre i diritti umani al primo posto e di renderli una bussola nella nostra politica internazionale e tale è l'impegno che si assume il Governo.

PRESIDENTE. L'onorevole Boato ha facoltà di replicare.

MARCO BOATO. Signor Presidente, ho usato quasi tutto il tempo a disposizione in sede di illustrazione e, vista l'ora tarda, cercherò di essere più sintetico in sede di replica.

Vorrei ringraziare il sottosegretario Intini per aver dato una risposta, non solo sulle questioni da me sollevate nell'interpellanza e su cui tra un attimo farò un'osservazione, ma anche di avere interloquito positivamente - sia pure con la prudenza che è doverosa per un rappresentante del Governo - con le altre considerazioni che nell'interpellanza non potevano essere contenute perché si trattava di eventi verificatisi successivamente alla sua presentazione, ma che si sono dimostrati in qualche modo connessi o interferenti con la vicenda dell'assassinio di Anna Politkovskaja. Lo ringrazio di questa attenzione perché supera quel tono inevitabilmente a volte rituale e burocratico che è presente nelle risposte alle interpellanze in aula, tramite documenti che vengono preparati a livello ministeriale. Mi auguro con lui che queste vicende possano rimettere in primo piano con forza tutta la questione della difesa dei diritti umani, ovviamente non solo in Russia, ma in tutti i paesi del mondo.

Per noi è stato imbarazzante sentire qualche esponente del Governo russo replicare alle giuste critiche per la terribile ed allucinante situazione che da anni esiste in Cecenia, evocando gravi episodi di violazione dei diritti umani verificatisi anche in paesi come gli Stati Uniti d'America o in nazioni europee. La battaglia per i diritti umani si combatte al di là delle frontiere nazionali, ma è evidente che in riferimento alla situazione russa, per quanto riguarda il bubbone ceceno e il terribile stato in cui versa il giornalismo libero - se ancor esiste un giornalismo libero in Russia - essa è un tema centrale.

Signor sottosegretario, lei ha giustamente ricordato il confronto diretto che vi è stato lo scorso 8 novembre a Bruxelles tra l'Unione europea e la Russia, in cui si è affrontato anche il problema della condizione complessiva del giornalismo in quel paese. Se posso muovere soltanto un rilievo critico alla prima parte della sua risposta, contenuta nel testo che - come sempre accade - è stato predisposto a livello ministeriale, ho avuto l'impressione che vi sia stato un eccesso di preoccupazione nel riferire le posizioni del Presidente Putin che in qualche modo hanno messo in ombra l'eventuale determinazione nella reazione dell'Italia ed anche dell'Unione europea. Nel testo scritto è stato citato il vertice di Lahti in Finlandia, in cui al pranzo tenuto dopo la sessione ufficiale (in termini diplomatici quello serale è il pranzo), al momento del brindisi non ipocrita rivolto dal Presidente del Parlamento europeo, Josep Borrell, il Presidente Putin ha risposto in quel modo sprezzante e sferzante non solo con l'Italia, ma anche ad esempio con la Spagna. Infatti, Putin ha affermato che moltissimi sindaci spagnoli sono in carcere per corruzione e cose di questo genere.

Ho letto il giorno dopo attentamente la stampa internazionale e tale episodio ha lasciato tutti imbarazzati. Del resto, ho citato in proposito la dichiarazione del ministro degli affari esteri, D'Alema, e quella del Presidente della Camera, Bertinotti.

Credo di essere un uomo politico che ha senso di responsabilità, anche in campo internazionale. In conclusione, il mio auspicio è quello che le comprensibili preoccupazioni di mantenere rapporti di correttezza e di dialogo con la Russia - come è giusto che sia sul piano internazionale - non facciano ombra al nostro Governo e agli altri Stati dell'Unione europea e in particolare all'Unione europea, di cui facciamo parte.

Il nostro ruolo sarà tanto più importante, quanto più, da gennaio prossimo, il nostro paese sarà anche membro permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite. Ripeto, le ragioni comprensibili di correttezza diplomatica e di dialogo politico non debbono fare ombra nel denunciare e mantenere sempre, in primo piano, accanto a comprensibili interessi di carattere economico ed energetico (dato che esistono anche questi), la difesa, ad ogni costo, dei diritti umani, una battaglia alla quale Anna Politkovskaja ha sacrificato la propria vita ed è giusto che, anche in quest'aula, essa sia ricordata.

TESTO INTERPELLANZA

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri, per sapere -

Premesso che:

– il 7 ottobre 2006 la giornalista Anna Politkovskaja è stata uccisa, in pieno giorno, dinnanzi alla sua abitazione a Mosca;

– Anna Politkovskaja era una giornalista del settimanale russo Novaja Gazeta e dal 1999 seguiva la guerra in Cecenia, denunciando, con coraggio, le atrocità commesse contro la popolazione civile;

– nel 2001 ha vinto il Global award di Amnesty international per il giornalismo in difesa dei diritti umani e, nell'ottobre del 2002, il premio Osce per il giornalismo e la democrazia;

– sempre nell'ottobre del 2002 le fu richiesto di assumere il ruolo di mediatrice con i sequestratori durante il sequestro di centinaia di ostaggi al teatro Dubrovka di Mosca;

– nel settembre 2004, mentre si trovava in volo verso Beslan, in occasione del drammatico sequestro dei bambini della scuola, subì un tentativo di avvelenamento;

– la Politkovskaja era da tempo scomparsa dagli schermi televisivi e si era avviata contro di lei una campagna ostile fatte di minacce e calunnie, sfociate, inevitabilmente, nell'isolamento e nella vulnerabilità;
in una delle sue ultime interviste, Anna Politkovskaja aveva confidato alla collega Natalia Mozgovaja i suoi timori di essere uccisa e le crescenti difficoltà del suo lavoro;

– in un'intervista rilasciata a Il Corriere della Sera del 9 ottobre 2006, Adriano Sofri, pensando alla morte del giudice Falcone, dichiara: «sono entrambi morti da soli, uccisi allo stesso modo. Prima feriti dalla maldicenza e dalle calunnie, poi finiti con una brutalità che si è dimostrata coerente con quel che denunciavano. Su quella donna gravava un senso di ineluttabilità. La sua è stata una fine annunciata, proprio come accadde a Falcone»;

– Mikhail Gorbaciov, in un'intervista a la Repubblica del 9 ottobre 2006, rileva come si tratti «di un vero omicidio politico. Una vendetta. Ed è un duro colpo per la libertà di stampa e per chi si batte per la democrazia del nostro Paese»; con l'omicidio della Politkovskaja salgono a tre i giornalisti della Novaja Gazeta uccisi a causa del loro lavoro e delle loro denunce e, secondo l'associazione Isf (Information safety and freedom), i cronisti uccisi nella Federazione russa, da quando il presidente Putin è al potere (1999), sono più di venti. Tra questi, anche l'italiano Antonio Russo, inviato di Radio radicale, che aveva denunciato i crimini di truppe russe in Cecenia;

– secondo quanto afferma il professor Viktor Zaslavsky, ordinario di sociologia politica ed esperto analista del mondo sovietico e post sovietico, in un'intervista a L'Unità del 9 ottobre 2006 sullo stato dell'informazione in Russia, «la tv è fortemente controllata dallo Stato e ciò avviene anche per le principali testate giornalistiche, mentre a livello di pubblicazioni scientifiche o di giornali »di nicchia« la libertà è sostanziale. Importanti passi in avanti sono stati compiuti rispetto all'epoca sovietica, ma c'è ancora molta strada da fare prima di poter parlare di una piena libertà d'informazione»;

– il Presidente del Parlamento europeo Josep Borrell ha reso omaggio, in una nota diffusa il 9 ottobre 2006, alla vittima, definendo l'omicidio un «crimine ignobile» e augurandosi «che le autorità russe facciano il massimo il prima possibile per fare luce su questo terribile delitto. L'identificazione dei colpevoli sarà un banco di prova per lo stato della democrazia e della libertà di espressione in Russia»;

– il Commissario del Consiglio d'Europa per i diritti umani Thomas Hammarberg l'ha ricordata così: «Anna Politkovskaya era uno dei maggiori difensori dei diritti umani presenti oggi in Russia» e, il Presidente dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, René van der Linden, giudicando l'assassinio un attacco alla democrazia, ha chiesto alle autorità russe di chiarire «al più presto e in modo convincente» le circostanze dell'omicidio;

– il dipartimento di Stato americano ha chiesto al Governo russo un'inchiesta sul delitto «con la massima urgenza» per «individuare, perseguire e portare in giudizio tutti i responsabili dell'odioso omicidio» -:

1) quali siano le valutazioni del Ministro interpellato in merito all'assassinio di Anna Politkovskaja;

2) se il Ministro interpellato, di fronte alla gravità del momento, non ritenga di promuovere, come Governo, in ambito comunitario e internazionale, una posizione ancora più incisiva nei confronti del Governo russo, al fine di chiarire le responsabilità dell'omicidio della Politkovskaja e, più in generale, per chiedere, con ferma coerenza, una piena tutela dei diritti umani.

Boato, Bonelli
(19 ottobre 2006)

 

  Marco Boato

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